giovedì 8 marzo 2012

Tradizione e cultura: il ruolo delle donne sahrawi durane la guerra


Impegnate nell'assicurare la sopravvivenza al popolo sahrawi in esilio dalla guerra contro il Marocco, le donne del campo profughi di Tinduf, nel Sud dell'Algeria, non hanno perso il loro spirito di madri ed educatrici.
In un contesto ambientale desertico, privo di mezzi e attrezzature, le donne sharawi si sono rese protagoniste nella ricostruzione e del mantenimento quotidiano della vita nel campo profughi.
Le donne, lasciate sole nei campi a causa della leva obbligatoria e necessaria, si inseriscono nei comitati della gestione dei campi - utilizzando, per l'approvvigionamento quotidiano, territori ritenuti ostili e sterili-  e nei programmi di alfabetismo gratuiti; diventano insegnati e si assumono  nuove responsabilità. Educano ai valori della libertà, della dignità e del rispetto - motivi per cui mariti e padri erano assenti, senza perdere la cultura sahrawi e le attività tradizionali.
Si organizzano nell'Unione  nazionale delle donne sahrawi (UNMS) per ottenere il riconoscimento del Fronte Polisario dei propri diritti, senza subire il peso della tradizione islamica.
Dal "Cessate il fuoco" del 1991, il ritorno degli uomini nei campi profughi ha destabilizzato la condizione delle donne, consapevoli dell'inevitabile riduzione dei propri spazi di libertà e della necessità di una nuova fase di emancipazione.

Donne e parità, il documento dell’EUCOCO di Siviglia


Raccogliendo le linee guida del Piano di azione del  6°congresso UNMS (Union nacional  mujeres sahrawi) e le conclusioni del 13° Congresso del Fronte Polisario, i partecipandi all’EUCOCO (3-5 febbraio 2012) di Sevilla hanno elaborato delle azioni per la tutula dei diritti delle donne sahrawi e il raggiungimento dell’equitià di genere.
Necessario sarà, innanzitutto, il coordinamento e il rafforzamento delle reti di supporto alla popolazione sahrawi e il contributo delle associazioni di solidarietà civile, università, organizzazioni femminili ecc. alla progettazione di nuove proposte e alla partecipazione a incontri e approfondimenti.
I presenti, inoltre, si impegneranno nelle azioni di lobbyng e advocacy, al fine di semplificare alle donne sahrawi l’accesso alle posizioni di responsabilità e agli uffici pubbici con l’obiettivo di mantenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale sulla sistematica violazione dei diritti fondamentali delle donne, in particolare nei territori occupati.
Si attueranno - insieme al UNMS, in ottica di collaborazione e reciproco impegno - delle politiche precise a favore delle donne, come l’istituzione del servizio taxi, il programma di istruzione per gli anziani, la possibilità di formare unione e cooperative.

Le più colpite dalla repressione sono le donne


Il Polisario ha lanciato il 6 marzo a Bruxelles un appello all’Unione Europea affinché intervenga a proteggere la popolazione sahrawi in pericolo nei territori occupati del Sahara Occidentale a causa della repressione marocchina. Tra gli episodi ricordati la violenta repressione della manifestazione del 23 febbraio a El Aiun per chiedere la liberazione degli 82 prigionieri politici sahrawi attualmente detenuti in diverse carcerci  marocchine: anche in questa occasione la violenza ha colpito soprattutto le donne, come da tempo accade in episodi analoghi durante le proteste di strada nei territori occupati. Il giorno dopo, il 24 febbraio, nel corso di un ricevimento per accogliere una delgazione  sahrawi proveniente dai campi in Algeria nel quadro delle visite familiari promosse dall’Onu, la polizia è intervenuta brutalmente ferendo 19 persone, tra cui una donna incinta, Mailad Maalouma.

A rischio i progetti a favore delle donne sahrawi



La Mezzalunarossa sahrawi (MLRS) ha lanciato il 6 marzo l’allarme sulle consequenza della riduzione dell’aiuto umanitario destinato ai campi profughi, dovuto alla crisi economica mondiale. Tra la popolazione più esposta vi sono, oltre ai giovani, le donne sia per ciò che riguarda l’aiuto alimentare sia per i progetti indirizzati a sostenere la condizione femminile. La MLRS ha rilevato che secondo i risultati preliminirari della recente missione congiunta dell’ACNUR e del Programma alimentare mondiale (PAM) l’aiuto alimentare destinato ai rifugiati sahrawi ammonta a 8 milioni di dollari, ovvero il 30% dei 32 milioni di dollari stimati necessari per l’intera popolazione dei campi profughi sahrawi. Uno studio congiunto dell’ACNUR e del PAM condotto nell’ottobre 2010 aveva rilevato che l’anemia colpisce il 55% delle donne incinte e la metà delle donne in età fertile, mentre la malnutrizione cronica riguarda il 30% dei bambini con meno di 5 anni.

"Quote rosa": 25% al Parlamento sahrawi


La prima seduta del Consiglio Nazionale Sahrawi (Parlamento), si è tenuta a Tifariti, nei Territori liberati, il 27 febbraio 2012 in occasione del 36° anniversario della proclamazione della RASD. Risulta che oltre il 25% degli eletti è donna. Le elezioni si sono svolte a livello di wilaya, delle istituzioni, dell’esercito e della sicurezza dal 19 al 20 febbraio. Nel corso della stessa seduta Khatri Addouh è stato eletto, per la seconda volta, presidente del Parlamento tra una terna candidati, tutti uomini. Si è conclusa così la stagione politica iniziata in dicembre con il 13° Congresso del Fronte Polisario e che ha portato alla riconferma del Segretraio Generale Mohamed Abdelaziz alla testa del partito e della RASD, l’elezione del Segretariato nazionale, il varo del nuovo governo, dove Taleb Omar è stato confermato primo Ministro, la nomina dei nuovi governatori delle wilaya, e l’elezione del parlamento. I 52 seggi parlamentari sono stati rinnovati per il 69%, i giovani rappresentano il 42%, e il 30% dei parlamentari ha fatto studi universitari.

Le donne sahrawi all’Onu per discutere dello status della donna


Un’importante delegazione dell’Unione Nazionale delle Donne Sahrawi partecipa,dal 1° al 9 marzo 2012 alla 56a sessione della Commissione sulla condizione giuridica e sociale della donna presso le Nazioni Unite a New York. Condotta dalla Segretaria nazionale Fatma Mehdi, la rappresentanza sahrawi ha incontrato le delegazioni di donne di numerosi paesi. Durante i lavori sono stati discussi temi come la costruzione della pace, la sicurezza, la sovranità alimentare e l’ambiente.

8 marzo per Rossella libera!

Rossella  libera!

In occasione dell’otto marzo l’ANSPS ha riproposto la campagna a favore della liberazione di Rossella Urru, di Ahinoa Fernandez de Rincon, ed Eric Gonyalons, rapiti nella notte tra il 22 e il 23 ottobre scorso.  In particolare ha voluto legare questa data a Rossella e Ahinoa ricordando i motivi per i quali si trovavano nei campi profuhi sahrawi in Algeria, per progetti umanitari a favore della poplazione rifugiata, e delle donne in modo particolare. (Leggi il comunicato)
A proposito delle notizie che sono circolate negli ultimi giorni sulla presunta liberazione di Rossella, l’ANSPS ha raccomandato ai media di vagliare le proprie fonti di informazione, e al movimento di solidarietà di intensificare le manifestazioni di affetto nei confronti dei cooperanti rapiti senza alimentare campagne polemiche che potrebbero mettere a rischio gli sforzi della diplomazia italiana e spagnola. Ha inoltre sollecitato gli Enti Locali ad esprimersi mediante ordini del giorno per la liberazione dei cooperanti e con l’affissione della fotografia di Rossella sulle facciate delle sedi istituzionali. Libera TV, una web tv, ha dedicato un servizio a questo proposito. Iniziative analoghe in occasione dell’8 marzo sono state proposte da associazioni, esponenti delle istituzioni e della cultura. 
Ricordiamo il sito in italiano che è stato dedicato a Rossella.

martedì 6 marzo 2012

Una mimosa per Rossella, Ainhoa e per le donne sahrawi




A oltre quattro mesi dal rapimento, l’Ansps esprime affetto e solidarietà verso Rossella Urru, Ainhoa Fernandez de Rincon ed Enric Gonyalons - cooperanti internazionali, sequestrati lo scorso 22 ottobre da terroristi - e alle loro famiglie.
In occasione dell’8 marzo, Festa della donna, ricorda l’impegno e l’aiuto che le amiche Rossella e Ainhoa hanno portato ai profughi sahrawi nel deserto del sud dell’Algeria e, in modo particolare, alle donne sahrawi. Nei campi profughi, le donne ricoprono, infatti, un ruolo fondamentale in un contesto ambientale e materiale difficilissimo e assicurano l’organizzazione quotidiana della vita in esilio. Nei territori occupati dal Marocco, le donne sahrawi sono in prima linea nelle manifestazioni pacifiche contro l’occupazione straniera che, nel silenzio delle istituzioni internazionali, calpesta la dignità e libertà di un intero popolo.
Confidando nella diplomazia e nei servizi segreti del governo italiano e spagnolo, l’Ansps invita gli amici solidali a partecipare, con speranza e amicizia, alle numerose iniziative per la liberazione di Rossella, sollecita gli Enti Locali a promuovere ordini del giorno per la felice conclusione del rapimento e a esporre la fotografia di Rossella sulla facciata delle proprie sedi. Ai mezzi di comunicazione, chiede di vagliare con attenzione le fonti d’informazione per evitare la diffusione di notizie inquinate, che circolano fin dai primi giorni del sequestro e che potrebbero ritardare o addirittura mettere a rischio la liberazione dei cooperanti.
Rossella Urru, la notte del rapimento, il 22 ottobre 2011, si trovava, per conto del CISP, nel campo profughi sahrawi nei pressi della città di Tindouf, nel Sud dell’Algeria, impegnata insieme ai due cooperanti spagnoli nella missione a favore dei rifugiati sahrawi. Il sequestro, rivendicato da una branca di Al Qiada nel Maghreb Islamico (AQMI), è il primo attacco contro la cooperazione internazionale che opera per i sahrawi, popolo che da 36 anni - lotta per la propria libertà, dignità e autodeterminazione.