Malgrado la repressione, gli atti
di intimidazione, la realtà quotidiana nei Territori Occupati della RASD è
straordinariamente ricca di attività. Nel mese di marzo è continuata la
mobilitazione che aveva raggiunto il suo picco durante gennaio e febbraio in
coincidenza con l’annuncio del processo dei prigionieri di Gdeim Izik (poi rinviato) e la discussione su un nuovo accordo
economico tra UE e Marocco. La protesta degli attivisti dei diritti umani è
diffusa sul territorio in mille rivoli per evitare o rendere più difficile la
repressione brutale e massiccia. Nelle diverse città occupate le proteste si
“delocalizzano” nei diversi quartieri, talvolta contemporaneamente. Si tratta
di una tattica dettata dal momento, anche se reali sono le difficoltà per
organizzare una protesta generalizzata nelle condizioni attuali.
Le azioni diffuse capillarmente
cercano di superare il rischio del silenzio e dell’indifferenza attraverso la
diffusione di foto, video delle proteste e comunicati, quasi esclusivamente in
arabo, il che non rende agevole la sua conoscenza in Europa e in Occidente.
Da evidenziare nel mese di marzo
anche la protesta più propriamente sindacale. Si tratta del grave problema
della disoccupazione tra la popolazione sahrawi, a causa delle discriminazioni
cui i sahrawi sono sottoposti. La protesta è anche occasione per denunciare lo
sfruttamento delle risorse naturali da parte del Marocco, in contrasto con la
legalità internazionale.
Sul piano della repressione,
oltre agli interventi della polizia per soffocare le dimostrazioni, da
sottolineare la continuità della strategia marocchina di detenere prigionieri
politici senza capi di accusa e senza tempi certi sui processi. Ultimo caso
quello di Ghali Buhella, giovane elettricista sahrawi di El Aiun noto per la
sua partecipazione a numerose proteste, arrestato e detenuto dal 29 luglio 2011
nella Carcel Negra di El Aiun. Ancora
in attesa di giudizio ha intrapreso uno sciopero della fame l’8 marzo per
protestare contro il mancato processo e le condizioni di prigionia.
Per i 23 prigionieri politici del
“Gruppo di Gdeim Izik” detenuti nel Carcere di Salé (Marocco), malgrado le
promesse e una visita a metà marzo del giudice di istruzione e del responsabile delle carceri, la
situazione non è sostanzialmente cambiata.
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