martedì 17 aprile 2012

La protesta capillare nei Territori Occupati


Malgrado la repressione, gli atti di intimidazione, la realtà quotidiana nei Territori Occupati della RASD è straordinariamente ricca di attività. Nel mese di marzo è continuata la mobilitazione che aveva raggiunto il suo picco durante gennaio e febbraio in coincidenza con l’annuncio del processo dei prigionieri di Gdeim Izik (poi rinviato)  e la discussione su un nuovo accordo economico tra UE e Marocco. La protesta degli attivisti dei diritti umani è diffusa sul territorio in mille rivoli per evitare o rendere più difficile la repressione brutale e massiccia. Nelle diverse città occupate le proteste si “delocalizzano” nei diversi quartieri, talvolta contemporaneamente. Si tratta di una tattica dettata dal momento, anche se reali sono le difficoltà per organizzare una protesta generalizzata nelle condizioni attuali.
Le azioni diffuse capillarmente cercano di superare il rischio del silenzio e dell’indifferenza attraverso la diffusione di foto, video delle proteste e comunicati, quasi esclusivamente in arabo, il che non rende agevole la sua conoscenza in Europa e in Occidente.
Da evidenziare nel mese di marzo anche la protesta più propriamente sindacale. Si tratta del grave problema della disoccupazione tra la popolazione sahrawi, a causa delle discriminazioni cui i sahrawi sono sottoposti. La protesta è anche occasione per denunciare lo sfruttamento delle risorse naturali da parte del Marocco, in contrasto con la legalità internazionale.
Sul piano della repressione, oltre agli interventi della polizia per soffocare le dimostrazioni, da sottolineare la continuità della strategia marocchina di detenere prigionieri politici senza capi di accusa e senza tempi certi sui processi. Ultimo caso quello di Ghali Buhella, giovane elettricista sahrawi di El Aiun noto per la sua partecipazione a numerose proteste, arrestato e detenuto dal 29 luglio 2011 nella Carcel Negra di El Aiun. Ancora in attesa di giudizio ha intrapreso uno sciopero della fame l’8 marzo per protestare contro il mancato processo e le condizioni di prigionia.
Per i 23 prigionieri politici del “Gruppo di Gdeim Izik” detenuti nel Carcere di Salé (Marocco), malgrado le promesse e una visita a metà marzo del giudice di istruzione  e del responsabile delle carceri, la situazione non è sostanzialmente cambiata.

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