E' in Italia Brahim Sabbar!
Profilo
E’ Un attivista sahrawi dei
diritti umani nel Sahara Occidentale sotto occupazione marocchina.
E’ Segretario generale
dell’Associazione sahrawi delle vittime delle gravi violazioni dei diritti
umani perpetrate dallo stato marocchino (ASVDH). E’ nato nel 1959 a Lagsabi, sposato e
padre di tre figli.
Tra il 1981 e il 1991 viene
arrestato e detenuto in segreto, “scomparso”. Il 14 agosto 1981 viene
sequestrato nella città occupata di Dakhla, insieme ad altri sahrawi. Passa
attraverso diversi centri di detenzione segreta tra cui il tristemente famoso
Kaalat Mguna (Marocco), senza imputazioni e senza processo. Viene liberato il
22 giugno 1991, con altri 321 sahrawi.
Dopo la sua liberazione, nel 1994
partecipa alla costituzione del Comitato di Coordinamento delle vittime delle
scomparse forzate, considerato come l’embrione del movimento per i diritti
umani nei Territori Occupati.
Quando a partire dal 1999, inizia
la protesta pacifica di massa, l’”intifada” sahrawi, Brahim Sabbar è alla testa
del movimento di protesta e rivendicativo. Partecipa a numerose manifestazioni
di protesta nei Territori Occupati e nello steso Marocco. Prende contato con le
organizzazioni internazionali per i diritti umani per sensibilizzarli sullo
stato della repressione.
Partecipa alla creazione, con
diversi militanti sahrawi e marocchini, alla costituzione del “Forum Verità e
Giustizia”, poi proibito dal Marocco, ed è eletto membro del suo Consiglio
nazionale. E’ tra i fondatori dell’ASVDH, di cui viene eletto Segretario generale.
Nel 200 viene privato del
passaporto.
Nel 2001 è tra i 36 difensori dei
diritti umani condannati a tre mesi di prigione per aver partecipato ad una
manifestazione pacifica a Rabat il 9 dicembre 2000.
A partire dal maggio 2005 nei
Territori Occupati si fa più intensa la protesta contro la repressione. Brahim
Sabbar è più volte arrestato nel corso dell’anno
Il 17 giugno 2006 viene
arrestato, con Ahmed Sbai, a El Aiun dopo aver partecipato alla creazione di
una sede dell’ASVDH a Bojador. L’AVSDH aveva appena pubblicato un Rapporto
sulle violazioni dei diritti umani nei Territori Occupati, con il contributo di
Sabbar. Intraprende più volte lo sciopero della fame, insieme ad altri
prigionieri ed attivisti sahrawi, per protesta contro la repressione di cui
sono vittime. Il 27 giugno 2006 viene condannato a due anni di prigione, per
“disobbedienza” ad un agente carcerario. . In un successivo processo viene
condannato ad un anno e sei mesi; in totale tre anni e sei mesi. Durante
l’incarcerazione alla “Prigione Nera” di El Aiun denuncia torture e trattamenti
disumani. Viene liberato il 17 giugno 2008.
Il 19 gennaio 2009 viene
aggredito e picchiato selvaggiamente dalla polizia marocchina mentre cercava di
raggiungere alcuni sahrawi accerchiati dalla gendarmeria a seguito di una
manifestazione.
Privato del passaporto per 10
anni, l’ottiene al termine di una campagna internazionale e di uno sciopero
della fame.
Dal 23 febbraio 2010 si reca per
la prima volta con altri 10 difensori dei diritti umani nei Campi profughi
sahrawi della regione di Tindouf (Algeria). Il loro rientro nel marzo nei
Territori Occupati avviene con una missione di osservatori internazionali per
prevenire la loro incarcerazione come era accaduto un anno prima ad altri
attivisti. Il rientro avviene senza incidenti ma pochi giorni dopo, il 9 marzo
2010, Sabbar viene ferito dalla polizia nel corso di una manifestazione a El
Aiun.
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