Dopo il colpo di
stato militare del 22 marzo scorso, promosso dal capitano Sanogo che ha deposto il presidente Amadou Toumani Touré (per tutti ATT), i
militari ribelli sono stati costretti dalle pressioni della Comunità economica
degli Stati dell’Africa Occidentale (Ecowas/Cedeao) a cedere il passo a una transizione civile, con la nomina del
presidente dell’Assemblea nazionale a
presidente ad interim, e di un primo
ministro che ha formato un nuovo governo
composto principalmente da tecnici e da militari. All’inizio di maggio c’è
stato nella capitale Bamako uno scontro a fuoco tra i militari e i
sostenitori del presidente deposto ATT. Nel Nord dopo che il 6 aprile il Movimento nazionale di liberazione
dell’Azawad (MNLA) ha proclamato l’indipendenza
dell’Azawad (nord del Mali), la situazione è in continuo movimento. La
città di Timbuctù è stata oggetto di
scontri tra MLNA, AQMI e un gruppo
ancor più radicale, Ansar Eddine,
diretto da un tuareg, ex-leader del movimento di liberazione. L’egemonia del
MLNA è scemata nel corso delle ultime settimane e il nord del Mali è diventato
terreno di scontri ed alleanze tra
tendenze diversi sia all’interno del movimento
tuareg che di quello terrorista e
fondamentalista.
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